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Il Griot Baba

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Infatti, ancora prima che io nascessi, mio nonno materno aveva chiesto ai miei genitori se potevano chiamare il bambino che stava arrivando col suo stesso nome; loro gli chiesero perchè e lui rispose che questo bambino sarebbe stato educato da lui stesso perché sarebbe stato speciale.

Una settimana dopo la nascita, nella tradizione maliana si fa una cerimonia in cui si sacrifica, come augurio per il nuovo arrivato, un montone bianco e in cui si offrono agli invitati 50 Kg di noce di cola e di datteri mentre l’Immahm legge dei versi del Corano e pronuncia il nome del bambino

Il giorno del mio battesimo, però, invece di sacrificare un montone bianco, mio nonno Djeli Baba Sissoko fece dono ai miei genitori di un bue bianco da sacrificare, inoltre vennero triplicate le quantità di noci di cola e di datteri da dare agli ospiti.

Quando venne pronunciato il mio nome (che è lo stesso nome di mio nonno Baba Sissoko), tutti i griots e le griottes hanno cantato per me e la festa è andata avanti per tutta la notte. Ognuno ha portato dei doni in segno di rispetto per i miei genitori. Ma il regalo più grande e importante fu quello di mio nonno. Lui portò un pezzo di stoffa chiamato Kasà chiedendo ai miei genitori di farne un BouBou per me quando avessi compiuto il mio settimo anno; questo BouBou sarebbe stato speciale e mi avrebbe protetto da tutto e da tutti. Mio padre, a sua volta, mi donò un Tama, e uno Ngoni mentre mia madre mi fece dono di un Tamani.

Io, quindi fui il prescelto da mio padre e da mio nonno per continuare la tradizione griot, nonostante sia il secondo figlio maschio della famiglia. Mio fratello maggiore, infatti, non ha mai suonato, ma anche lui è un artista in quanto dipinge e anche lui è molto bravo nel suo campo….ognuno ha il suo talento!

La mia educazione da griot è avvenuta grazie agli insegnamenti di mio padre (Mamadou Sissoko), mio nonno materno (Baba Sissoko) e mio zio (Mama Sissoko). Sono stati loro ad insegnarmi a suonare il tamani e lo Ngoni, a parlare come un griot e a conoscere le tradizioni e la storia del mio paese. A mia volta io ho insegnato queste cose ai miei fratelli minori e questo rappresenta per me un grande orgoglio.

Finito il mio apprendistato a Bamako, sono stato mandato a Djumara, un villaggio vicino a Nioro del Sahel, dal fratello di mio nonno. Djeli Makan Sissoko era, infatti, il capo dei griots della regione e mi mandarono da lui per completare la mia educazione, Bamako, infatti, non era sufficiente a farmi capire e conoscere tutte le tradizioni della famiglia e del paese; era necessario andare alle origini….. nel villaggio. Djeli Makan suonava lo Ngoni e spiegava la storia e le tradizioni, tutti lo chiamavano "il re della parola", io ero sempre accanto a lui e insieme andavamo in giro nei villaggi vicini sul dorso di due cavalli. E’ stato lui ad insegnarmi la storia e le tradizioni dei Peuls; dei Soninkè; dei Bamabra e dei Mandinghi. Il suo villaggio, infatti, si trovava proprio in mezzo ai territori di Kargolo, abitati dai Peuls, dai Bambara e dai Mandinghi.

Djeli Makan suonava, col suo Ngoni alcuni ritmi Bambara come Korosekorò (oggi posso dire che il Blues ha origine dal Korosekorò), Yuriyare , Toh Joh e Damozo; dei ritmi peuhl chiamati N’diaro e Toungherè; dei ritmi mandinghi come Diaoura, Dahnsa e Sabò e il ritmo di origine Bambara e mandinga chiamato Badjuru.

Oggi io suono tutti questi ritmi che ho imparato da lui a Djumara.

In seguito sono rientrato a Bamako ed ho raccontato ai miei genitori tutto quello che Djeli Makan mi aveva insegnato, loro hanno capito a che livello di conoscenza ero arrivato ed hanno completato la mia formazione.

Mio zio, Mama Sissoko, ha iniziato a portarmi ai concerti del fratello di mio nonno Bazoumanà Sissoko un vero virtuoso dello Ngoni è stato lui a suonare per la prima volta l’inno nazionale della Repubblica del Mali con il suo Ngoni, era soprannominato "il Leone". Durante i concerti, all’apice della performance, lui poteva lasciare il suo strumento che continuava a suonare da solo e lui si limitava a cantare.

Mi portava anche ai concerti delle griottes soprattutto ai concerti di mia zia Fanta Damba che all’epoca era la migliore griotte di Bamako, mio zio, però, essendo un musicista "moderno" mi portava anche ai concerti di musica appunto moderna. Grazie a lui ho conosciuto il “Bouffet de la gare” di Bamako che all’epoca era il locale più in voga della città dove si esibivano Salif Keità; Mori Kante; Kante Mafla mebri del gruppo Rail Band. Mi portava anche ai suoi concerti quando suonava con il suo gruppo Arai Marabias diventato in seguito Bademà National.

Anche mia madre ha contribuito alla mia formazione musicale. Lei era molto fiera di me e mi portava con se quando accompagnava le spose dai propri mariti in Costa D’Avorio, in Serra Leone in Gabon ecc.

Perché a quei tempi gli uomini partivano verso questi paesi, dopo qualche tempo, quando avevano raggiunto una posizione sociale inviavano i soldi alle famiglie affinchè cercassero una sposa per loro. Questo compito spettava ai griots.

Mio padre ha svolto spesso questo compito,….era incaricato dalla famiglia dello sposo di cercare una ragazza da dare in sposa al loro figlio. Quando lui trovava una ragazza di buona famiglia, cominciava ad osservarne i comportamenti e a valutarne la morale; quando era sicuro dell’educazione della ragazza diceva alla famiglia dello sposo di portare la cola, un bue, del sale e dello zucchero per il fidanzamento. Quindi organizzava il matrimonio. Lui è sempre stato un buon maestro di cerimonia e dopo inviava (accompagnata da mia madre) la sposa da suo marito.

Di ritorno da uno dei viaggi con mia madre avevo portato un regalo per il mio nonno paterno che era a casa con noi e che mi considerava la sua persona di fiducia in quanto ero sempre accanto a lui pronto ad aiutarlo perché era molto vecchio. Lo accompagnavo quasi ogni pomeriggio nel suo giro nel quartiere il suo nome era Djatourou Sissoko. Il suo strumento preferito era il Tamani, aveva tre Tama: il grande , il medio e il piccolo era molto forte col suo strumento era considerato il "re del tamani" da Nioro del Sahel a Djumara a Bulonkono a Kolokani grazie a lui ho imparato la storia di questo strumento.

 

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